Reliquie dei santi

L’altare

Si trova nel luogo più importante di una chiesa. Ha forma di mensa e, spesso, è interamente in pietra o in marmo. Su di esso si celebra la Messa o la Divina Eucarestia (secondo la denominazione bizantina). Anticamente sia l’altare bizantino che quello occidentale erano cubici. Successivamente, l’altare occidentale ha assunto una forma allungata com’è conosciuto oggi. L’altare è in pietra perché simboleggia la “pietra”, ossia Gesù Cristo e come tale viene incensato ed onorato. Come l’altare, il luogo in cui esso è posto – il santuario o presbiterio (luogo dei presbiteri o sacerdoti) – ha sempre avuto un’attenzione particolare. È il luogo più bello e curato della chiesa, nel quale sovente ci sono gli elementi simbolici più significativi e preziosi. Lo splendore dell’altare vuole mostrare simbolicamente lo splendore celeste e, allo stesso tempo, l’intangibilità di esso alle persone comuni. Si narra che Caterina da Siena, quando volle mostrare ai parenti la sua intenzione di diventare religiosa, sfiorò con le dita la tovaglia di un altare laterale. Essi immediatamente compresero: essa diventava una cosa sola con le cose sacre e quindi non era più per il mondo. Per questo è necessario coltivare una attenzione particolare verso i  luoghi o verso gli oggetti consacrati.


Le reliquie

Sotto un altare per tradizione vengono anche inglobate delle reliquie di santi, nel corso della consacrazione dell’altare stesso.

“Reliquia” è un termine latino che letteralmente significa “i resti” mortali dei santi. Un termine con identico significato esiste pure in Oriente, τα λύψανα (ta lypsana). Ai resti mortali dei santi si tributò da subito venerazione, dal momento che essi, avendo testimoniato Cristo, erano divenuti una sola cosa con Lui e, quindi, erano santi ad immagine del “solo Santo”. Come per l’altare, le reliquie dei santi sono oggetto di grande attenzione e rispetto. Non sono dei semplici resti mortali ma dei veicoli di una presenza ultraterrena, che ci lega direttamente al mondo celeste.

Anche la Chiesa Ortodossa da sempre custodisce la tradizione che le reliquie siano inglobate nell’Altare (celebrare apud martyres) e quindi oggetto di venerazione.


Le reliquie nell’altare

Dal momento che l’altare simboleggia Cristo e il martire ha vissuto per Cristo, con Cristo e in Cristo fino a divenire uno con Lui, è stato spontaneo inglobare qualche reliquia di martiri (la martyrìa significa “testimonianza”) sotto la pietra dell’altare su cui ordinariamente si celebra l’Eucaristìa, ossia la Messa, e questo per indicare che l’altare non è una semplice “mensa”.

Le reliquie nell’altare della Parrocchia San Girolamo a Corviale

La chiesa parrocchiale di San Girolamo a Corviale è stata benedetta il 18 marzo 1960, e anche l’altare è stato consacrato per il culto divino. Ma il sepolcreto inserito nell’altare dove avrebbero dovuto essere presenti le reliquie, conteneva solo un piccolo contenitore con del materiale non identificabile, e non risultava in nessun archivio parrocchiale eventuale documentazione di una reliquia. Pertanto, in occasione del 60* anniversario della Dedicazione è stato ritenuto opportuno inserire nell’altare delle reliquie facilmente identificabili. La solenne celebrazione è avvenuta il 30 settembre 2020, in occasione della Memoria liturgica di San Girolamo, celeste patrono della comunità parrocchiale. Nell’altare sono state inserite le reliquie di:

Santa Maria Goretti, vergine e martire

San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa

San Giovanni Bosco, presbitero e fondatore degli oratoriani

San Filippo Neri, presbitero e fondatore dei salesiani

San Giovanni Maria Vianney, presbitero e patrono di tutti i sacerdoti del mondo

La collocazione delle reliquie nell’altare, e in particolare la reliquia di una martire, ripresenta in qualche modo la visione spirituale dell’apostolo Giovanni nell’Apocalisse: “Vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa” (Ap 6,9).

La reliquia di San Girolamo

La Parrocchia custodisce gelosamente anche una reliquia di San Girolamo, che però non è stata inserita nell’altare, ma viene custodita in un reliquiario per essere più facilmente visibile quando viene esposta alla venerazione dei fedeli.

Dalle Premesse al “Rito della Dedicazione di un altare”

Natura e dignità dell’altare

Cristo, altare del suo sacrificio

Gli antichi Padri della Chiesa, meditando sulla parola di Dio, non esitarono ad affermare che Cristo fu vittima, sacerdote e altare del suo stesso sacrificio.
La lettera agli Ebrei descrive infatti il Cristo come pontefice sommo e altare vivente del tempio celeste, e l’Apocalisse presenta il nostro Redentore come agnello immolato la cui offerta vien portata, per le mani dell’angelo santo, sull’altare del cielo (cf. Eb 4, 14; 13,10; Ap 5,6).

Anche il cristiano è altare spirituale

Se vero altare è Cristo, capo e maestro, anche i discepoli, membra del suo corpo, sono altari spirituali, sui quali viene offerto a Dio il sacrificio di una vita santa. Interpretazione, questa, già avvertita dai Padri stessi, per es. da sant’Ignazio d’Antiochia, quando rivolge quella sua mirabile preghiera: “Lasciatemi questo solo: che io sia immolato
a Dio, finché l’altare è pronto”, o da san Policarpo, allorché raccomanda alle vedove di vivere santamente, perché “sono altare di Dio”. A queste espressioni fa eco, accanto ad altre voci, quella di san Gregorio Magno: “Che cos’è l’altare di Dio se non l’anima di coloro che conducono una vita santa? A buon diritto, quindi, altare di Dio vien chiamato il cuore dei giusti”. Secondo un’altra immagine assai frequente negli scrittori ecclesiastici, i fedeli che si dedicano alla preghiera, che fanno salire a Dio le loro implorazioni e offrono a lui il sacrificio delle loro suppliche, sono essi stessi pietre vive con le quali il Signore Gesù edifica l’altare della Chiesa.

L’altare, mensa del sacrificio e del convito pasquale

Cristo Signore, istituendo nel segno di un convito sacrificale il memoriale del sacrificio che stava per offrire al Padre sull’altare della croce, rese sacra la mensa intorno alla quale dovevano radunarsi i fedeli per celebrare la sua Pasqua. L’altare è quindi mensa del sacrificio e del convito; su questa mensa il sacerdote, che rappresenta Cristo Signore, fa ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli, perché lo facessero anch’essi in memoria di lui. A tutto questo allude l’Apostolo, quando dice: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1 Cor 10, 16-17).

L’altare, segno di Cristo

In ogni luogo i figli della Chiesa possono celebrare il memoriale di Cristo e appressarsi alla mensa del Signore. Conviene però alla dignità del mistero eucaristico che i fedeli costruiscano, come già nei tempi antichi, un altare stabilmente destinato alla celebrazione della cena del Signore. L’altare cristiano è, per sua stessa natura, ara del sacrificio e mensa del convito pasquale:
– su quell’ara viene perpetuato nel mistero, lungo il corso dei secoli, il sacrificio della croce, fino alla venuta di Cristo;
– a quella mensa si riuniscono i figli della Chiesa, per rendere grazie a Dio e ricevere il corpo e il sangue di Cristo.
L’altare è pertanto, in tutte le chiese, “il centro dell’azione di grazie, che si compie nell’Eucaristia”; a questo centro sono in qualche modo ordinati tutti gli altri riti della Chiesa. Per il fatto che all’altare si celebra il memoriale del Signore e vien
distribuito ai fedeli il suo Corpo e il suo Sangue, gli scrittori ecclesiastici furono indotti a scorgere nell’altare un segno di Cristo stesso; donde la nota affermazione che “l’altare è Cristo”.

L’erezione di un altare

È bene che nelle nuove chiese venga eretto un solo altare e fisso, che faccia corpo con il pavimento su cui è costruito, e sia, come tale, inamovibile. L’unico altare, presso il quale si riunisce come un solo corpo l’assemblea dei fedeli, è segno dell’unico nostro Salvatore, Cristo Gesù, e dell’unica Eucaristia della Chiesa Si dovrà evitare assolutamente la costruzione di più altari al solo scopo di ornamento della chiesa.

L’altare si deve costruire separato dalla parete, in modo che il sacerdote possa girarvi intorno senza difficoltà e celebrarvi la Messa rivolto verso il popolo. Va collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione di tutta l’assemblea.

In conformità alla tradizione della Chiesa e al simbolismo biblico dell’altare, la mensa dell’altare fisso deve essere di pietra e precisamente di pietra naturale.

Per sua stessa natura, l’altare è dedicato a Dio soltanto, perché a Dio soltanto viene offerto il sacrificio eucaristico. È questo il senso in cui si deve intendere la consuetudine della Chiesa di dedicare a Dio altari in onore dei santi. Lo esprime assai bene sant’Agostino: “Non ai martiri, ma al Dio dei martiri dedichiamo altari, anche se lo facciamo nelle memorie dei martiri”.

L’altare, onore dei martiri

La dignità dell’altare consiste tutta nel fatto che esso è la mensa del Signore. Non sono dunque i corpi dei martiri che onorano l’altare, ma piuttosto è l’altare che da prestigio al sepolcro dei martiri. Proprio per onorare i corpi dei martiri e degli altri santi, come per indicare che il sacrificio dei membri trae principio e significato dal sacrificio del Capo, conviene che l’altare venga eretto sui sepolcri dei martiri o che sotto l’altare siano deposte le loro reliquie, in modo che “vengano queste vittime trionfali a prendere il loro posto nel luogo in cui Cristo si offre vittima. Egli però sta sopra l’altare, perché ha patito per tutti; questi, riscattati dalla sua passione, saranno collocati sotto l’altare”. Una collocazione che sembra ripresentare in qualche modo la visione spirituale dell’apostolo Giovanni nell’Apocalisse: “Vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa” (Ap 6,9). Sebbene infatti tutti i santi vengano chiamati a buon diritto testimoni di Cristo, ha però una forza tutta particolare la testimonianza del sangue e sono proprio le reliquie dei martiri deposte sotto l’altare che esprimono questa testimonianza in tutta la sua interezza.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: