
Il ciclo iconografico nell’abside della chiesa parrocchiale
SAN GIROLAMO A CORVIALE
La Chiesa parrocchiale dedicata a San Girolamo confessore, presbitero e dottore della Chiesa, sorge all’incrocio tra Via della Casetta Mattei e Via dei Buonvisi, vicino la Via Portuense.
Nell’ambito dei festeggiamentiper il 50° anniversario della sua costruzione e dedicazione, avvenuta nel 1960, è stato realizzato il ciclo iconografico dell’abside dagli iconografi Ivan Polverari e Angelo Frigerio: una grande tempera murale ispirata all’iconografia tradizionale delle basiliche romane, nelle quali si trovano le più antiche Icone della Madre di Dio del primo millennio, quando l’Oriente e l’Occidente formavano la Chiesa indivisa. La città di Roma custodisce infatti cicli musivi che vanno dal IV al IX secolo.

Gesù Cristo Salvatore
Per entrare nella chiesa parrocchiale, si oltrepassa il sagrato che separa dalla strada, si salgono alcuni gradini sino al portico e alla porta centrale. All’interno, l’aula liturgica ad una sola navata, luminosa, conduce al presbiterio, al centro del quale si erge l’altare.
Nello sfondo, sulla parete absidale concava, con la volta a travi disposte a ventaglio, si trova il grande ciclo iconografico, che invita il fedele a cogliere la realtà di uno spazio che conduce oltre, poiché l’abside è come un curvarsi del Cielo verso la terra e un penetrare della terra nel Cielo.
In alto, al centro dell’abside, è dipinto Colui che ci viene incontro e che ci attrae: Gesù Cristo, seduto su un globo che rappresenta l’universo, come Pantokrator, Signore di tutto. Egli è il Sole che sorge da una mirabile aurora raffigurata dalle nubi (come nelle absidi delle antiche basiliche romane dei Santi Cosma e Damiano, Santa Prassede ed altre).
Vediamo venire il Signore sulle nubi del cielo, come accadrà al suo ritorno.
Egli è Colui che si è incarnato in Maria secondo le promesse, ma è anche Colui che viene a noi sempre, in molti modi, nei Santi Misteri dell’Altare, nell’Eucaristia, nella Parola, nella Comunità e in chi la guida.
Il suo Volto, con il nimbo crociato, è ispirato all’Akeropita, l’immagine del Volto di Gesù che la tradizione tramanda dai primi secoli come “non dipinta da mano d’uomo”, in quanto riconduce alla Sindone, al Mandìlion di Edessa e all’Icona del Sinai.
Lo Sguardo del Signore non scruta direttamente chi lo contempla, ma conduce altrove: al Padre, al Cielo, come per indicare dove Egli, Messia e Signore, conduce i suoi, cioè nella vera Terra Promessa.
Lo stare seduto, oltre che come Signore, lo qualifica come Didàscalos, Maestro.

Nella mano destra impugna una verga, allusione al bastone di Mosè e del Pastore, dipinta come una finissima Croce vittoriosa con la quale sconfigge l’antico nemico: la morte e il peccato.
La mano che stringe la Croce è atteggiata come a compiere una professione di fede nel Dio Uno e Trino.
La mano sinistra del Signore stringe un cartiglio, nel quale è scritto in italiano il saluto del Signore Risorto, la sera di Pasqua, ai suoi riuniti nel cenacolo: “Pace a voi!” (cf. Gv 20,19-21). Da allora il Risorto continua a farsi realmente presente nelle Celebrazioni liturgiche, e nella Domenica, giorno del Signore, si presenta ai suoi riuniti, alla Comunità, con il suo saluto, donando la Pace e lo Spirito Santo. Con la Pace, dona la pienezza di tutti i beni messianici promessi, che Egli è venuto a portare.
Ognuno può sentir risuonare il saluto di pace di Gesù nel proprio cuore, può farne esperienza nella divina liturgia, nell’incontro sacramentale, nell’esperienza trasformante della salvezza che ci viene donata, ma anche nella preghiera silenziosa quotidiana, fonte di consolazione e speranza.
Le Vesti del Signore sono lumeggiate d’oro; l’oro rappresenta la gloria, la luce della risurrezione; la tunica di colore rosso narra la sua divinità; il manto blu la sua umanità. Egli è il Figlio, il Verbo di Dio, vero Dio con il Padre e lo Spirito Santo, che ha assunto la nostra carne umana, la nostra umanità.
L’iscrizione, abbreviata in lingua greca, recita: “Gesù il Cristo”! (IHS – XPS) Una grande professione di fede (cf. Mt 16,16), ma le abbreviazioni inducono anche a leggervi l’espressione latina, diffusa da S. Bernardino da Siena e molto familiare a Roma, del Nome di Gesù Salvatore degli uomini: Jesus Hominum Salvator = JHS.

Maria Madre del Signore Gesù
Alla destra del Figlio sta Maria, la Regina Madre, in Deesis, cioè nell’atteggiamento di supplica. Lei indica il Signore e stende verso di Lui le sue mani in atteggiamento supplice.
Il suo volto è pensoso nell’atto di ricordare quanto di lei dice il Vangelo: “Ella custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (cf. Lc 2,19 e 51), il suo sguardo contempla il Mistero del Figlio e intercede per noi.
La sua figura esile ed alta è vestita di una tunica blu e di un manto rosso, a rappresentare l’umanità rivestita di divinità. Sul suo manto splendono tre stelle a forma di croce, che raffigurano la sua verginità prima, durante e dopo il parto.
L’iscrizione in latino, abbreviata (MAT.DNI), l’autentica come Madre del Signore: Mater Domini.

San Girolamo Presbitero
Oltre Maria, a destra del Pantokràtor, è raffigurato San Girolamo, con abiti che lo identificano come Presbitero della Chiesa: la tunica di lino, la stola, il pallium,che corrisponde alla nostra casula, che ricopre la mano sinistra con la quale tiene con delicato rispetto il libro delle Scritture, amate, studiate, tradotte e spiegate per far conoscere Cristo. La mano destra si leva ad indicare il Signore e in atteggiamento di supplica.
Il suo volto austero fa memoria del suo essere monaco e penitente.
L’iscrizione latina abbreviata (S.HIERONIMI.P), posta accanto all’immagine, dice: San Girolamo presbitero.

San Giovanni Battista
A Sinistra del Cristo, vi è la figura di Giovanni il Precursore. Egli è l’Amico dello Sposo che gioisce alla sua voce. Giovanni lo ha indicato Presente e lo ha come consegnato alla sposa che è il popolo suo, la Chiesa. Giovanni è anche l’anello d’oro che congiunge l’Antica e la Nuova Alleanza; anch’egli in atteggiamento di supplica è vestito con i colori della sabbia del deserto, è il nuovo Elia che doveva venire (cf. Mt 11,14).
L’iscrizione abbreviata (S.IOHS.B), in latino, dice appunto: Giovanni il Battista.

Santa Paola romana
All’estrema destra di chi guarda è raffigurata Santa Paola romana. L’iscrizione latina: (SCA.PAULA.R), Sancta Paula romana è contratta e abbreviata secondo l’uso dell’iconografia.
Paola, nobile romana, con la figlia Eustochio e le altre figlie, faceva parte del circolo romano di donne che, attorno alla patrizia Marcella, sull’Aventino si dedicavano alla preghiera, al servizio dei poveri e allo studio delle Scritture sotto la guida di Girolamo. Paola ed Eustochio seguirono Girolamo a Betlemme, ove sorse un monastero femminile accanto a quello maschile fondato da Girolamo. I loro nomi sono ricordati a Betlemme in una grotta accanto a quella della Natività.
La Santa è vestita con abiti che evidenziano la scelta della sobrietà della nobile romana. Sono abiti del colore della penitenza, della povertà, della vedovanza, da monaca; il capo è coperto da un velo segnato da una croce. Alla cintura Paola porta un segno del servizio.
I Santi nei cicli iconografici sono immagini e forma della Chiesa che prega e serve.
Questi Santi dipinti nell’abside della chiesa, vogliono rappresentare uno squarcio di Cielo. Essi celebrano in comunione con noi e per noi intercedono come fratelli e sorelle nella fede. Sono testimoni di una vita vissuta secondo il Vangelo, sono nostri compagni di viaggio su questa terra, e anche gli amici che ci attendono in cielo.


I Quattro esseri Viventi
In alto, sopra tutti, stanno i Quattro Viventi, che la Scrittura descrive nella Visione di Ezechiele (cf Ez 1,18) e nella Liturgia dell’Apocalisse (cf. Ap 4, 6-8), pieni di occhi e con ali: uno in sembianze di aquila, uno di vitello, uno di leone e uno dalle sembianze d’uomo. Essi stanno attorno al Trono del Signore.
Fin dal II° secolo a partire da S. Ireneo, nella tradizione cristiana sono divenuti gli emblemi dei quattro evangelisti: Matteo è legato alla figura d’uomo con le ali, Marco al leone, Luca al vitello e Giovanni all’aquila. Essi dunque rappresentano i Vangeli che ci fanno conoscere Colui che siede sul trono.
I personaggi della raffigurazione iconica stanno su un prato color verde-azzurro, rifinito con una cornice in rosso pompeiano, ed emergono da uno sfondo color ocra, che sta al posto dell’oro, e conferisce a tutto l’abside della chiesa una luminosità dorata di luce increata.